di Marta Lisa Vallini
Il contesto giapponese a cavallo tra gli anni Venti e gli anni Settanta del secolo scorso è fortemente caratterizzato da una crisi delle autorità tradizionali e dell’identità nazionale, crisi che in ambito religioso funge da motore per la nascita di nuovi movimenti di stampo nichirenista e ispirati al Sutra del Loto. Tra i più rilevanti vi è Reiyūkai (Associazione per l’amicizia spirituale), fondato nel 1925 e sviluppatosi principalmente nel secondo dopoguerra. Tratto distintivo del movimento è l’integrazione tra la fede nel Sutra del Loto e la venerazione degli antenati sia del ramo principale, tradizionalmente patrilineare, sia del ramo materno. La possibilità di includere anche gli avi della moglie nel rituale di venerazione, elemento innovativo che potrebbe implicare un ideale di uguaglianza tra i generi, diventa uno spunto di riflessione per un più approfondito discorso attorno a cosa significhi essere una donna, una moglie e una madre in questa nuova religione. Analizzando il ruolo ricoperto all’interno della famiglia e nel movimento stesso, e ponendo l’accento su quelle che la studiosa Helen Hardacre definisce “strategies of weakness”, questo elaborato si propone, infatti, di approfondire il ruolo ambivalente che i membri femminili rivestono in Reiyūkai, la cui complessa sfaccettatura non è altro che lo specchio di un contesto storico-sociale altrettanto peculiare.
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