di Deborah Tisi
In Giappone i media e la religione vivono un rapporto complesso: a volte si assiste a un’esaltazione di un movimento religioso, altre volte ne viene ritratta un’immagine fortemente negativa. In mancanza di un termine specifico per descrivere tale rapporto Jolyon Baraka Thomas ha proposto l’uso del termine shukyō asobi. Facendo riferimento alle riflessioni di Huizinga sul termine asobu, quale idioma per indicare non solo un’attività puramente ludica, ma anche una forma di apprendimento, lo scopo di questo elaborato è quello di illustrare come i movimenti religiosi giapponesi possono essere rappresentati attraverso uno dei più potenti e immersivi media di intrattenimento e di educazione del XXI secolo: i videogiochi. In particolare, si presenta l’analisi di due titoli, Kamikuishikimura Monogatari e Ghost of Tsushima; nel primo caso il videogioco diventa una parodia e critica dell’operato di Aum Shinrikyō, mentre nel secondo si rende omaggio al culto di Inari in un’esperienza che si trasforma in una scoperta positiva e piacevole di esso.
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